venerdì 2 gennaio 2015

Lacrime di Cenere - Volume 1: In Fuga dalla Morte - Capitolo 8 (Anteprima)

Avere una pistola con sé era tutta un’altra storia. Gli dava giusto quel pizzico di sicurezza in più da farlo andare avanti con maggior fermezza. Ormai era stabilito: bisognava raggiungere i binari del treno e uscire da Padova, in direzione Vicenza. Non gli restava altro da fare che convincere i suoi compagni di viaggio della necessità di questa decisione.
«Da questa parte» mormorò Marta, guardandosi intorno con circospezione.
Un paio di zombie si affacciarono da una finestra mezza aperta, protendendo le mani nella loro direzione e tentando di afferrarli.
Giorgio si scansò appena in tempo per evitare di essere agguantato. «Merda, sono dappertutto!» brontolò, allungando il passo per allontanarsi il più in fretta possibile dalla finestra infestata.
Stavano percorrendo un vicolo secondario, un senso unico con alte file di condomini da entrambi i lati, automobili parcheggiate per metà sui marciapiedi e il furgoncino di un idraulico ribaltato in mezzo alla strada.
«Finché rimaniamo tra tutti questi edifici siamo prede facili» osservò Leonardo. La sua voce conteneva una sottile venatura di rimprovero, senza tuttavia trattenerla.
«Cosa suggeriresti di fare, allora?» domandò la ragazza, stizzita.
«Tagliamo per il parco e ci dirigiamo verso la periferia, da quella parte» sussurrò, indicando la direzione con un cenno del capo. «Da lì cerchiamo di raggiungere gli argini del fiume e proseguiamo fino ai campi, e poi giù verso i binari ferroviari. In questo modo eviteremmo la stazione dei treni, che probabilmente brulica di morti, e potremmo comunque indirizzarci verso Vicenza.»
«Hai ancora in mente di arrivare fino a là? È una pazzia. Rimarremmo troppo esposti, soprattutto durante la notte» gli fece notare Marta.
«Lo so. Ma è un rischio che io devo correre.»
«D’altro canto, restare in città è ancora più folle. Grossi centri urbani significano tante persone, e tante persone equivalgono a una marea di zombie. Questo non è in discussione: dobbiamo uscire da Padova, se vogliamo cavarcela» bisbigliò Giorgio con fare pensieroso.
«Non siete obbligati ad accompagnarmi fino a Vicenza. Possiamo sempre raggiungere un posto sicuro lungo la strada, e poi dividerci. Ma io devo andare, lo devo fare assolutamente, con o senza di voi» ribadì Leonardo con decisione.
«Vedremo» concesse Marta. «Per adesso, tagliamo per il parco e cerchiamo di raggiungere l’argine illesi. E poi usciamo da questa dannatissima città.»
Leonardo le rivolse un sorriso di gratitudine. Scambiò con entrambi uno sguardo d’intesa, carico di speranza e di aspettative, e si incamminò di nuovo lungo il senso unico con la pistola tra le mani e il passo leggero.
Certo, la pistola lo faceva sentire un po’ più sicuro di sé, ma era convinto di saperla veramente usare all’occorrenza? Non aveva la più vaga idea di come funzionasse la sicura, né sapeva se in quel momento fosse inserita o meno. E non era capace di sostituire i colpi, né di verificare che ce ne fosse qualcuno nel caricatore. Davvero gli poteva essere utile avere un’arma del genere a disposizione?
Eppure la sola sensazione del metallo freddo tra le dita gli era di conforto, se non altro. Sì, magari non l’avrebbe saputa usare, ma molto probabilmente se si fosse trovato davanti a una schiera di morti gli sarebbe comunque servita a ben poco, no?
«Dobbiamo essere cauti, continuare a muoverci piano e stare bassi, nasconderci dietro le auto. Non possiamo farci cogliere di sorpresa, non esistono vie di fuga se ci vedono.»
Era maledettamente pericoloso attraversare la città in quelle condizioni. Erano soltanto in tre, e quasi sicuramente avrebbero incontrato decine di zombie prima di riuscire a superare il parco e arrivare in periferia.
E poi, chi garantiva loro che una volta arrivati sugli argini sarebbero stati sufficientemente al sicuro? Certo, non ci doveva essere molta gente là in cima, ma era comunque una posizione scoperta e chiunque avrebbe potuto notare la loro presenza.
Giocavano una partita a dadi contro la sorte, c’era poco da fare. Ma, francamente, Leonardo non riusciva a vedere altre strade. Dovevano provarci, e al massimo morire nel tentativo. Ma rintanarsi in qualche buco sarebbe servito soltanto a firmare la loro condanna a morte.
E, con ogni probabilità, anche quella della sua amata Valentina.
«Cazzo!» sibilò Giorgio, indicando l’ingresso del parco pubblico in fondo al vicolo.
Leonardo si fermò dietro una Panda rossa con le portiere spalancate e il parabrezza schizzato di sangue. Si sporse leggermente per dare un’occhiata e si ritirò subito dopo con un nodo sempre più stretto alla gola.
C’erano almeno una decina di zombie tra loro e lo stupido cancello in ferro battuto del parco. Dieci zombie che non potevano aggirare. Né affrontare, se era per questo. La loro unica via di fuga era tagliata fuori.

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