venerdì 23 marzo 2012

La fobia dell'atomo

C’è una paura che serpeggia sinuosamente tra la popolazione italiana in questi ultimi tempi, non meno terrificante di un romanzo dell’orrore firmato Stephen King. Si tratta della “fobia dell’atomo”, che sta facendo proseliti in tutte le regioni dello Stivale.
Che cosa ha scatenato questa incontrollabile angoscia? Le cause sono da ricercare innanzitutto nel nuovo progetto politico riguardante “il nucleare in Italia”. L’incidente avvenuto in Giappone, inoltre, ha ben presto eliminato ogni possibilità di parità tra le opinioni degli italiani in merito al nucleare. Il disastro di Fukushima ha letteralmente schiaffeggiato la popolazione dal punto di vista emotivo, inducendola a orientarsi maggiormente verso un “no” secco.
Tralasciando un’interminabile sfilza di pro e contro che oramai più o meno tutti conoscono quasi a menadito, analizziamo attentamente quella che è la situazione. Il nucleare in Italia non si può fare, almeno per ora, e questo sembra sia piuttosto chiaro. Ciò non nega, però, che la nostra nazione debba fornirsi di un metodo per procurarsi da sé l’energia di cui necessita, invece di continuare a dipendere dagli altri Stati (con costi oltremodo elevati e una certezza piuttosto labile di non rimanere da un giorno all’altro privi di energia per via di un inaspettato taglio alle forniture).
Se si cominciasse tuttavia a placare questa irragionevole fobia dell’atomo, si scoprirebbe che il metodo di fissione nucleare adoperato dalle attuali centrali non è l’unico in grado di produrre energia in grandi quantità. I ricercatori, in molti Paesi (tra i quali spiccano gli Stati Uniti), stanno lavorando alacremente per riuscire ad ottenere delle centrali capaci di sfruttare la fusione nucleare per ottenere energia (attualmente l’energia impiegata per scatenare tali reazioni è più elevata di quella che si riesce a ricavare, ma alcuni centri di ricerca stanno facendo passi da gigante). Si tratta dello stesso processo che alimenta il sole e le altre stelle. È una fonte di energia rinnovabile, dal momento che si limita a provocare la fusione di atomi di idrogeno in elio e che l’idrogeno è l’elemento più presente in natura. Questo significherebbe un maggiore ricavo di energia, perché le reazioni di fusione producono molto di più rispetto a quelle di fissione, e niente più scorie, dato che i prodotti di tali reazioni sarebbero innocui atomi di elio.
Ecco che, se si riuscisse a mettere da parte questa indomabile fobia dell’atomo e si volgesse lo sguardo verso le immense possibilità che il campo della ricerca sul nucleare ancora offre, forse l’Italia sarebbe in grado di risolvere i propri problemi energetici.

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